La famiglia tra amore e rancore
Athos Zontini: Orfanzia

 

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Orfanzia (Bompiani, 2016) è il libro d’esordio di Athos Zontini, nato a Napoli nel 1972 e attivo dapprima nel campo radiofonico, come esperto di musica, e ora in quello televisivo, come sceneggiatore. Il libro Orfanzia è la dissezione di un nucleo familiare. Il figlio (la voce narrante), la madre e il padre rimangono anonimi per tutto il libro, i nomi compaiono solo nei personaggi di contorno al trio familiare. Anche i luoghi narrati restano anonimi, sebbene alcune parole chiave, come parole dialettali o nomi di pietanze, fanno intuire al lettore che i fatti si svolgono nella regione marittima campana. Lo stile descrittivo vago fa risaltare ancor di più i sentimenti del narratore bambino, smarrito e vittima di un ambiente ostile. È interessante notare che gli unici personaggi aventi un nome nel libro sono i cani, Ringo e Otto, l’insensibile pediatra Berti Camani, la fruttivendola Maria, suo figlio Lucio detto Lucifero e i compagni di scuola. Questi personaggi rivestono un ruolo di rilievo nella storia e delineandoli Zontini invita il lettore a focalizzare un preciso messaggio: non nominando i protagonisti della storia essi diventano ancor più difficilmente avvicinabili e inquietanti. Inoltre lo scrittore, bilanciandosi tra personaggi nominati e innominati, stabilisce nella storia un equilibrio particolare, tra definitezza e vaghezza, ed evita di cadere nel puro esercizio stilistico fine a sé stesso a cui inducono situazioni troppo indistinte.

Il protagonista è un bambino corroso da un’angoscia profonda: la paura di crescere. Il grande cruccio di Peter Pan, questo antico terrore infantile è rappresentato nel libro di Zontini sotto una luce cupa. Il narratore non teme di crescere per sé stesso ma in funzione della sua famiglia, ha paura che quando i suoi lo riterranno grande a sufficienza lo divoreranno con una ferocia bestiale. Il protagonista è in conflitto tra ricevere, rifiutare, ingurgitare e scartare quello che il mondo, e in particolar modo la sua famiglia, cerca di fargli assimilare con forza, in termini di cibo e atteggiamenti sociali, affinché egli diventi il bambino desiderato, come un pezzo di gomma da plasmare. Il protagonista è vittima di un mondo aggressivo che lo vuole forzare ad avere un modello di vita senza mai domandargli se è quello che anche lui desidera per sé stesso. A tale pressione il bambino risponde con un forte autolesionismo e urla di disperazione di fronte a un pubblico di adulti completamente sordi e ignari della loro colpa.

Orfanzia è un libro duro e violento, che ci introduce in uno scenario familiare feroce dove la tensione culmina in un finale agghiacciante. Il romanzo non giustifica e non scusa certi comportamenti, semplicemente documenta come la famiglia possa essere in costante equilibrio precario, in lotta per la sopravvivenza della propria identità, stretto fra la ricerca dell’amore e la minaccia continua del rancore.

Lo scritto presenta un limite nella sua lunghezza: potrebbe essere ridotto in alcuni passaggi divenendo in tal modo un racconto lungo piuttosto che un romanzo. La ripetitività di alcune scene rende bene l’idea dell’ossessione, della malattia e della tensione che si accumula tra i personaggi ma allo stesso tempo può risultare al lettore come un prolungarsi eccessivo di sequenze uguali. La scelta del titolo è molto interessante, essa associa i termini Infanzia e Orfano creando un neologismo: Orfanzia che si traduce dunque come un venire al mondo brutale, una solitudine che ogni bambino deve affrontare e sconfiggere se vuole divenire grande. Il libro mostra dunque i bambini come creature fragili e sole che devono imparare a sopravvivere ai duri colpi degli adulti.

Nel suo complesso Orfanzia è un romanzo d’esordio accattivante, le sue pagine invitano il lettore alla riflessione e soprattutto lo mettono in guardia dal sottovalutare il complesso mondo interiore dei bambini.

 

 

Riferimenti bibliografici

 

Athos Zontini, Orfanzia, Bompiani, Milano, 2016.

Prezzo: 17€