Sul lago Trasimeno l’isola della poesia
Dal 2019 l’isola Polvese ospita “Poesiæuropa”, evento letterario fondato da Maria Borio, che raduna poeti, critici e studenti da tutto il mondo


di GUY  ÉTIENNE RIVIER

Maria Borio (1985) è docente a contratto presso l’università degli Studi di Perugia per il Master di primo livello Textualites. È autrice dei saggi Da Montale alla poesia contemporanea (Serra, 2013), Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018) e anche poetessa. Il suo ultimo libro di poesie Trasparenza (Interlinea, 2019) è stato tradotto negli Stati Uniti e vede la sua seconda edizione quest’anno (Interlinea, 2024); il precedente, L’altro limite (LietoColle, 2017), è stato tradotto in Argentina. Ha inoltre pubblicato le plaquettes Dal deserto rosso (Stampa, 2009, 2021) e Prisma (Zacinto Edizioni, 2022). È curatrice della sezione poesia della rivista “Nuovi Argomenti”, redattrice del sito culturale “Le parole e le cose” e fondatrice di Poesiæuropa, evento letterario che raduna sull’isola Polvese, sul lago Trasimeno, poeti, critici e studenti da tutto il mondo.

Perché questo nome?

Partirei dalla grafia: Poesiæuropa è un sostantivo composto dove le parole poesia ed Europa sono legate dal dittongo latino æ. L’idea di questo nome è emersa sin dal primissimo gruppo di lavoro tra il 2018 e il 2019: ci era sembrata una scelta significativa, soprattutto dopo la Brexit.

Come nasce Poesiæuropa?

Il festival nasce come spazio in cui letteratura e argomenti di tipo sociale, civile e geopolitico possano dialogare. Nasce, quindi, con un intento “politico” ma in senso ampio, ossia riflettere sulle radici umanistiche della cultura europea partendo dalle voci della poesia, in un momento storico in cui – ho già citato la Brexit – l’Unione europea iniziava a sgretolarsi. Se poi si considera cosa è successo recentemente, cioè l’attacco con missili Nato da parte dell’Ucraina in territorio russo, e si osserva come ogni leader europeo abbia risposto in maniera autonoma, è facile rendersi conto che un’Europa frammentata continui a non essere auspicabile.    

Cosa ha determinato la scelta dell’Isola Polvese? E come si coniuga la dimensione internazionale dell’evento con questa particolare località?

Volevamo un luogo atipico che potesse favorire la riflessione e quindi un confronto più autentico tra persone provenienti da tutto il mondo. Uno spazio in cui la condivisione è vera perché trova il suo tempo e non viene bruciata dalla “rapidità” dei festival o dei saloni del libro, spesso mossi da intenti commerciali. Volevamo uno spazio di formazione. Così si è scelta la Polvese, un’isola piccolina in un lago poco conosciuto, che è tra l’altro una bellissima riserva naturale con vari siti archeologici. 

Può fare qualche nome di poeti o accademici di rilievo – italiani e non – che hanno partecipato in questi anni? Avete avuto anche ospiti svizzeri?

In questi anni abbiamo avuto ospiti dagli Stati Uniti, dal Canada, dal Messico, da Hong Kong, da Taiwan, oltre che dall’Italia e dall’Europa. Per farsi un’idea, basta scorrere una qualsiasi locandina delle edizioni passate. Dalla Svizzera, in particolare, abbiamo ospitato Yari Bernasconi, Prisca Agustoni, Massimo Gezzi, Martin Rueff.

Come avviene la selezione dei relatori e su che criteri è basata quest’ultima?

Per ogni edizione prima si riflette su due-tre focus tematici, dopodiché si invitano le voci più interessanti a riguardo. Facciamo molta attenzione all’intergenerazionalità: cerchiamo di tenere insieme persone nate lungo un ampio arco cronologico (dagli anni Quaranta ai primi Duemila) per valorizzare un dialogo tra immaginari e sensibilità estetiche appartenenti a diverse generazioni. Infine, il bando con borse di soggiorno per partecipare a Poesiæuropa è indirizzato a chiunque, specie giovani scrittori, ricercatori, dottorandi e studenti.

Scorrendo le differenti edizioni si vede chiaramente come Poesiæuropa sia cambiata nel tempo: in che direzione va la manifestazione?

La prima edizione di luglio 2019 è stata un’edizione sperimentale a tutto tondo, con la classica dimensione del festival letterario di stampo novecentesco, fenomeno legato al mondo della poesia italiana della seconda metà del XX secolo. Durante il Covid è maturata l’idea che fosse necessaria anche una parte formativa e di ricerca. Poesiæuropa è così diventata una Summer School di 4-5 giorni in cui performance e momenti didattico-formativi si alternano. Il tutto in una prospettiva internazionale e bilingue – italiano e inglese – con numerosi partner italiani e stranieri a sostegno, come università e istituti culturali.

Come scegliete  i temi che strutturano le varie conferenze, tavole rotonde e incontri con le scuole? E che tipo di pubblico vorrebbe attrarre Poesiæuropa?

Ogni anno cerchiamo di far dialogare il lavoro letterario con fenomeni contemporanei di rilievo. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo scelto come temi il rapporto scrittura/geopolitica, scrittura/violenza da un lato e quello delle trasformazioni della testualità a fronte delle nuove tecnologie dall’altro. Vorremmo che Poesiæuropa fosse l’occasione d’incontro soprattutto con i non professionisti della poesia, vale a dire con un pubblico il più ampio possibile.

Può farci qualche anticipazione per Poesiæuropa 2025? Magari qualche nome…

Posso solo anticipare che l’edizione 2025 vedrà, molto probabilmente, Fabio Pusterla tra i tanti ospiti di rilievo. Per il resto, invito chiunque sia interessato a consultare il bando da poco uscito per venire a giugno!

https://www.spaziohumanities.it/poesiaeuropa : Sul lago Trasimeno l’isola della poesia
Dal 2019 l’isola Polvese ospita “Poesiæuropa”, evento letterario fondato da Maria Borio, che raduna poeti, critici e studenti da tutto il mondo