“Nessuna donna o ragazza dovrebbe lottare così duramente solo per sopravvivere”
L’appello della direttrice di UN Women di ritorno da Gaza, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

di ROSSELLA ROBERTINI

L’anno scorso 50’000 donne sono state uccise da un membro della propria famiglia o dal proprio partner, il che equivale 137 femminicidi al giorno. E nel 2025 la situazione non sembra essere cambiata, come dimostra il nuovo rapporto dell’Unodc di UN Women di quest’anno. Ieri, 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, durante la conferenza stampa all’Onu di Ginevra, a prendere la parola è stata Sofia Calltorp, direttrice del UN Women a Ginevra, recentemente rientrata dalla sua missione sulla Striscia di Gaza, che ha percorso da parte a parte: “Tutti abbiamo visto le immagini di Gaza sui nostri schermi, ma sono ben lontane dalla realtà ».

Consapevole di non poter comprendere il dolore vissuto ogni giorno da queste persone, la Calltorp si propone quanto meno come loro portavoce, raccontando le loro storie, accomunate dal dolore, dalla fame e dalla paura. Durante la sua missione non ha incontrato autorità locali, ma si è concentrata sull’ascolto diretto delle donne e dei loro bisogni: ognuna di loro ha perso almeno due dei suoi familiari; molte sono state costrette a fuggire più volte dal proprio alloggio – 45 volte, in un caso – trascinando con sé bambini, genitori anziani e i pochi oggetti rimasti in loro possesso.

Tra le testimonianze più dolorose emerge quella di una donna che ha perso due figli, uno dei quali è stata costretta a partorire in mezzo alle macerie della strada, in fuga dai bombardamenti. Molte mamme soffrono nel vedere i propri figli tentare di sopravvivere a circostanze devastanti che loro, come madri, non possono in alcun modo controllare.

La crisi umanitaria resta gravissima. Il cibo è scarso e i prezzi sono quadruplicati: per esempio oggi un uovo costa due dollari. L’accesso all’acqua potabile e ai beni essenziali è estremamente limitato. Oltre 12’000 sono le donne e le ragazze che hanno riportato gravi danni fisici derivanti dal conflitto. “Vivere in un cessate il fuoco non equivale a vivere nella pace”, ha sottolineato la Calltorp, evidenziando come la violenza, pur attenuata, non sia conclusa. “Abbiamo bisogno che le uccisioni cessino; abbiamo bisogno che il cessate il fuoco regga e abbiamo bisogno di pace per ogni donna e ragazza, per tutti”: questo è l’appello che viene lanciato dalla direttrice dell’UN Women per fare sentire la voce di tante donne che non vengono ascoltate.


 [LR1]Questo attacco non va tanto bene, un po’ perché non è una novità, un po’ perché l’articolo viene pubblicato il giorno dopo, quindi risulta un po’ vecchio