Di Caterina Bacchilegia (Caterina.Bacchilegia@unil.ch)
Sono pochi quelli che conoscono Aosta, l’antica Augusta Praetoria Salassorum, una piccola città stretta fra le montagne più alte d’Europa nel nord-ovest dell’Italia.
Città di confine con la Francia e la Svizzera, capoluogo di una regione ben più nota finora per i comprensori sciistici e i percorsi d’alpinismo.
Camminando qua e là per le sue strette vie, rigorosamente a pianta Romana, si torna indietro nel tempo e si vive la storia dei nostri predecessori.
Di Aosta i romani fecero la loro « base » per proseguire attraverso i colli del Grande e del Piccolo San Bernardo a conquistare il vecchio continente.
Entrando da Est, appena passato il ponte romano sul Buthier, il torrente che attraversa la città, il visitatore viene accolto dall’arco d’Augusto, costruito in onore dell’omonimo imperatore a seguito della definit
iva sconfitta del popolo dei salassi, i primi abitanti.
Fu così che nel 25 a.C. fu “posta la prima pietra” per la costruzione di questa piccola grande città circondata da mura di 727 metri sul lato lungo e di 574 su quello corto, esternamente ricoperte da blocchi di travertino, materiale principale e caratteristico degli edifici di Roma
Il turista entra in città attraverso la Porta Praetoria, perfettamente conservata, e può ammirare alla sua destra il teatro di straordinaria bellezza. Il teatro romano è infatti uno dei capolavori dell’architettura provinciale romana dell’Alto Impero. La monumentale parete traforata da arcate e da finestre è quanto si conserva della facciata dell’edificio che si innalza per 22 metri.
Ma Aosta è un concentrato di storia che ci porta ancora più indietro nel tempo. L’area megalitica, situata fuori dalle mura, è un sito archeologico preistorico che documenta la presenza dell’uomo a partire dall’ VIII-VII millennio a.C., quando si è ritirato il grande ghiacciaio che occupava tutta la valle d’Aosta.
Più recenti sono le chiese tra cui spiccano la Cattedrale romanica e la gotica chiesa di Sant’Orso con la sua collegiata. Se siete degli appassionati d’arte è consigliata una visita interna di quest’ultima, alla scoperta di ogni sua decorazione, a partire dai capitelli che raccontano scene del Nuovo e del Vecchio Testamento, della vita di Sant’Orso, di personaggi e animali fantastici. Di notevole importanza sono, inoltre, i cicli di affreschi ottoniani, nel sottotetto della chiesa, probabilmente realizzati nel corso dell’XI secolo, che costituiscono un’importante testimonianza di pittura dell’alto medioevo.
L’indole chiusa della gente di montagna non ha mai valorizzato questa ricchezza, ma fortunatamente le nuove generazioni si stanno adoperando per farla conoscere. La famosa millenaria fiera di sant’Orso che si svolge il 30 e il 31 gennaio di ogni anno, dove artisti e artigiani valdostani espongono lungo le vie del centro i loro lavori che hanno radici secolari e il più recente mercatino di Natale, situato nel teatro, sono senza dubbio un’attrazione che permette di coniugare storia, culinaria e tradizioni.