di SAMUELE MARCOLI
Secondo il World Food programme (Wfp), oltre 40 milioni di persone nell’Africa orientale affronteranno nei prossimi mesi una gravissima insicurezza alimentare. Burkina Faso, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Gambia e Benin sono i Paesi più a rischio.
Ventuno milioni di persone dovranno lottare per il proprio fabbisogno alimentare durante la stagione arida (giugno-agosto). Si aggiungono altri 22 milioni di persone che, nei prossimi sei mesi, faticheranno a acquistare il cibo a causa delle conseguenze socio-economiche prodotte dal COVID-19, raddoppiando così il numero di persone a rischio.
Dodici milioni di bambini con età inferiore a 5 anni potrebbero essere malnutriti durante la stagione di magra. Un dato preoccupante, se si considera che l’anno scorso erano 3.8 milioni in meno. L’insicurezza alimentare infantile è dovuta in parte alla chiusura delle scuole e con esse le mense scolastiche, indispensabili per il sostentamento di 2.2 milioni di bambini.
Questo è quanto annunciato da Elisabeth Byrs, portaparola del Wfp, martedì scorso durante la conferenza stampa bisettimanale delle Nazioni Unite di Ginevra, che in queste settimane si svolge online La funzionaria dell’Onu sostiene che questo sarà lo scenario nel caso non vengano immediatamente adottati dei provvedimenti. Il Wfp e i suoi partner stanno già operando per incrementare la sicurezza alimentare nelle zone più colpite, ma non è sufficiente. Il Wfp necessita un ulteriore finanziamento di 574 milioni di dollari da parte della comunità internazionale
Il COVID-19 si somma a problemi già presenti nella regione, come la fame, la malnutrizione, gli effetti negativi del riscaldamento climatico e la presenza di conflitti armati. Le guerre hanno costretto negli ultimi mesi più di 5 milioni di persone a spostarsi attraverso Africa orientale, incrementando la presenza di rifugiati e apolidi, che secondo l’Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) si eleva a più di 3 milioni.