Una mostra celebrerà i 150 anni della comunità italiana di Losanna
Laurent Golay, direttore del museo di Storia della città, la racconta in anteprima

Migranti italiani alla stazione di Briga, 1956.

di REBECCA ONESTI

Dal 1918 il Musée Historique de Lausanne ha come obbiettivo la valorizzazione del patrimonio culturale, storico e sociale della città di Losanna. Il prossimo progetto espositivo tratterà, per la prima volta, una tematica che tocca molti di noi: 150 ans de présence italienne à Lausanne. Questa mostra consacrata all’immigrazione italiana analizzerà la storia di una grande comunità e i segni indelebili che questa presenza ha lasciato nella realtà losannese. Per capire meglio cosa ci attende ci siamo rivolti a Laurent Golay, direttore del museo.

Com’è nata l’idea di dedicare una mostra alla comunità italiana di Losanna?

Si tratta di un’idea che avevo in testa da diversi anni… già nel 2010, 2011. A causa però della trasformazione e ristrutturazione del museo, che è stata più lunga del previsto, tutto è stato posticipato; ora finalmente il progetto si sta concretizzando! La nostra intenzione è quella di affrontare un capitolo fondamentale della storia moderna svizzera e in particolare della città di Losanna. Visto il nostro ruolo di museo della città è legittimo e doveroso concentrarsi sulla migrazione e presenza italiana, un fenomeno sociale che ha lasciato tracce importantissime sotto diversi punti di vista e in molti ambiti.

Quali testimonianze saranno esposte?

Allora, una delle particolarità di questo tema è che non ci sono moltissimi oggetti veri e propri da esporre… si tratta piuttosto di un lavoro di archivio e di Memoria. Per questo motivo abbiamo iniziato già nel 2012 e 2013 a raccogliere testimonianze di immigrati della prima generazione del dopoguerra. Queste persone ci hanno raccontato il loro percorso, il loro arrivo in Svizzera e la loro vita fino ad oggi. Si tratta di un materiale estremamente interessante: il visitatore troverà video, foto, film e anche qualche oggetto, soprattutto nella parte dell’esposizione dedicata al tema dell’italianità. Quest’ultimo in particolare è un soggetto che ritengo importantissimo e che volevo illustrare… è difficile definire davvero cosa sia, cosa significhi italianità, ma certo è che corrisponde a una realtà vissuta e vivente. Inoltre, stiamo portando avanti un’interessante collaborazione con la Cinémathèque Suisse : in autunno ci sarà un ciclo di cinema italiano collegato alla mostra.

Come è stato svolto il lavoro di documentazione? Le fonti raccolte provengono in maggior parte da enti pubblici o privati?

Importantissima per noi è stata la collaborazione con il Circolo italiano di Losanna e con i responsabili delle Colonie libere italiane di Losanna e di Renens. Si tratta di istituzioni portate avanti da persone che sono da molto tempo in Svizzera e che hanno dei rapporti associativi molto stretti con gli italiani di Losanna. Si sono poi condotte ricerche negli archivi della città, in quelli cantonali e negli archivi sociali di Zurigo.

Sarà una mostra unicamente dedicata al passato di questa comunità o verrà trattata anche la situazione presente? Secondo l’ufficio federale della statistica, gli italiani rimangono al primo posto fra gli stranieri presenti nella Confederazione.

No, non ci siamo limitati a intervistare solo le prime generazioni di italiani. Troverete anche testimonianze di individui più giovani! Riguardo a questo punto ci tengo a precisare che il mio obiettivo è quello di proporre al visitatore un percorso che sia il più possibile vivente e personalizzato. Non volevo limitarmi ad offrire uno sguardo retrospettivo sulla questione, ma a rendere viva la storia della comunità italiana losannese.

Rispetto al periodo storico in cui stiamo vivendo, dove il tema della migrazione si impone con nuove necessità, pensa che riflettere su quello che è stato il passato possa sensibilizzare sul presente?

Certamente. Tuttavia, questo non rientra tra le questioni che verranno direttamente prese in causa dalla mostra, rimane un obiettivo implicito che sarà trattato grazie alla mediazione di tavole rotonde e conferenze. Per esempio, si affronterà la realtà delle migrazioni altamente qualificate che, sempre di più nei nostri giorni, scelgono la Svizzera come destinazione. Sarà anche interessante notare come la mostra ci aprirà una finestra sulla questione attuale degli sbarchi di migranti nel Mediterraneo… una tematica oserei dire parecchio scottante.

Come è cambiato il vostro lavoro a seguito delle disposizioni federali prese per contrastare il propagarsi del virus Covid-19?

La differenza sostanziale è stata che non abbiamo potuto più vederci, né radunarci e che l’inaugurazione, prevista per il 5 giugno, è stata rimandata.