Il primo lo ammazzarono a bastonate: aveva citato Spinoza in un talk show
Lucido e paradossale "Il censimento dei radical chic" dipinge un ipotetico futuro prossimo in cui essere colti è una pericolosa colpa

di ALESSANDRA SPADA

« Il primo lo ammazzarono a bastonate perché aveva citato Spinoza in un talk show« . Con questo incipit Giacomo Papi proietta istantaneamente il lettore nel pieno del suo stile lucido e paradossale. Da lì in poi, nel Censimento dei radical chic dipinge un ipotetico futuro prossimo, in cui essere intellettuali o anche solo minimamente colti è una pericolosa colpa. Il brivido freddo che si impadronisce di chi legge e lo trasporta d’un fiato e con timore incredulo fino all’ultima pagina è dato però dalla scrittura quasi più che dal contenuto. Quest’ultimo ormai non si distanzia abbastanza dalla cronaca per essere scioccante.
L’effetto straniante che Papi riesce a costruire invece – un po’ alla Rosso Malpelo, anche se si intuisce che tra i suoi maestri ci sono Calvino e Levi, con in questo caso un bel debito verso Brecht e riconoscenza verso J.K. Rowling – lascia sospesi ben oltre la pagina centoquarantuno. Quel genere di disagio che appartiene ai gialli ben scritti, la cui verosimiglianza ci fa camminare vigili per diversi giorni, immaginando l’assassino dietro l’angolo.
In queste pagine di assassini ce ne sono parecchi e la giovane Olivia si vedrà costretta a rientrare da Londra, dove dopo studi classici fa la chef quasi per caso, per cercare di capire chi ha così barbaramente trucidato suo padre.

La vicenda delle indagini si dipana in modo piuttosto lineare, ma deve condividere le pagine con le note dell’Autorità Garante per la Semplificazione della Lingua Italiana, così credibile da fare ben più impressione del sangue sulle pareti:

«34 Mi sono trattenuto fin qui, ma al trentunesimo punto e virgola non posso più tacere. È mio dovere ricordare che il Comma 2. Art10§6 DL17/06 n.1728 recita: “Il ricorso alla punteggiatura quand’anche necessario deve essere improntato a chiarezza e economia”. Frun
(peraltro sostituirei “essere improntato” con “rispettare”.) Frun»

Altrettanto attendibile, e pertanto orrenda, è la docilità con cui gli intellettuali si adeguano al nuovo corso, che al meglio li riduce a fenomeni da baraccone. «“Ma non è umiliante?” “Un po’ sì, ma più o meno è quello che facevamo prima, ai festival e alle presentazioni, solo che adesso il pubblico compra il biglietto.”»
La logica del potere è dichiarata: «“Il popolo non si deve elevare al livello delle élites, sono le élites che devono abbassarsi al livello del popolo.” “Il popolo muore dalla voglia di parlare. Non ne può più di ascoltare” “E per far ascoltare gli stupidi bisogna far tacere gli intelligenti” “No, bisogna che gli intellettuali imparino a dire le cose in modo che gli stupidi credano di averle pensate da soli.”»
La prima conseguenza prevedibile è l’eliminazione per decreto del congiuntivo, misura definita assai popolare, seguita ovviamente dallo scoraggiamento dell’ipotassi. Nonostante Papi avesse dichiarato di non essere capace di scrivere dei cattivi veramente cattivi fino in fondo, con questo libro, anche se il pessimo mostra un lato umano e il finale ci offre scintille di resistenza, possiamo dire che sta imparando dalla realtà, nel modo più raffinato.

Le due scritture, quella che narra la vicenda e quella pedante delle note della censura, corrono parallele a rinforzare il disorientamento del lettore. Stranito non potrà evitare di interrogarsi sul livello di difficoltà del proprio eloquio, chiedendosi se passerebbe il vaglio della censura. Se si riprende comincerà forse a sperare in un risveglio collettivo, o perlomeno nell’arrivo dei nostri. Coraggio dunque, chi ha già letto Papi in precedenza può confidare nei suoi finali esplosivi.

Giacomo Papi, Il censimento dei radical chic, Feltrinelli, pagg. 141, 13 euro