Alla scoperta delle nostre origini
Come Homo Sapiens è riuscito a conquistare la Terra

di Mark Tosi

 

Yuval Noah Harari nasce il 24 febbraio 1976 a Kiryat Ata, in Israele. È uno storico e professore nel dipartimento di storia della Hebrew University of Jerusalem. Effettua i propri studi accademici di storia tra il 1993 ed il 1998 proprio alla Hebrew University of Jerusalem, specializzandosi in storia medievale e militare. Concluderà poi nel 2002 il proprio dottorato al Jesus Collegedi Oxford. Nel corso della sua carriera, ha pubblicato diversi articoli e libri, tra cui spiccano i due best-seller mondiali Sapiens: Da animali a dei; Breve storia dell’umanità(2014) e Homo Deus: Breve storia del futuro(2015).

 

Sapiens. Da animali a dei: Breve storia dell’umanità(Bompiani, 2015). In questo titolo Yuval Noah Harari racchiude l’essenza di questa sua pubblicazione: egli ripercorre le tappe fondamentali nell’evoluzione di Homo Sapiens, che lo ha portato ad essere il padrone incontrastato del pianeta Terra. Il racconto inizia all’incirca da 150000 anni fa, data segnata dagli scienziati come la nascita di Homo Sapiens.

Lo scritto è strutturato in quattro parti principali che rappresentano le tappe fondamentali dell’evoluzione della nostra specie: la Rivoluzione cognitiva, la Rivoluzione agricola, l’unificazione dell’umanità e la Rivoluzione scientifica.

La rivoluzione cognitiva, avvenuta 70000 anni fa, ha dato il via all’inizio della nostra storia: un’alterazione genetica permise ai Sapiens di apprendere diversi tipi di linguaggi, che consentirono a loro volta la creazione della finzione e dei miti, o meglio di mondi immaginari (nozioni alla base della creazione di una cultura). Queste capacità diedero l’opportunità di cooperare in numeri maggiori, aspetto fondamentale per instaurare la propria supremazia, dimostrata anche dalla vittoria schiacciante sui Neanderthal e su molte altre specie animali, ed anche dalla migrazione dall’Africa al resto del mondo.

La Rivoluzione agricola, avvenuta circa 12000 anni fa, cambiò radicalmente lo stile di vita della nostra specie, che passò da essere una società di cacciatori-raccoglitori nomadi, ad una società stanziale dedicata all’agricoltura. Questo cambiamento radicale, permise la nascita di villaggi fissi e conseguentemente di gruppi di società sempre più ampie e complesse. Il punto di vista alquanto singolare dell’autore inizia ad emergere in questa sezione, fatto dimostrato da diverse affermazioni controtendenza; ad esempio egli afferma che non è stato l’uomo ad addomesticare il grano, bensì il contrario. Supporta questa affermazione spiegando come la rinuncia alla vita da cacciatori-raccoglitori abbia cambiato in negativo il nostro stile di vita: orari di lavoro più lunghi e impegnativi, una dieta meno variegata, malattie più frequenti ed una rischio di carestie molto più alto.

L’unificazione dell’umanità, processo in corso da migliaia di anni, avvenne mediante tre principali fattori: il denaro, gli imperi e le religioni. Questo periodo rappresenta la transizione da tante piccole comunità distinte ed autonome, ad un’unica società globale. La capacità di credere in queste cosiddette “finzioni”, come il denaro e le religioni, permise ad individui culturalmente diversi di trovare un punto di incontro, un credo comune.

L’ultima tappa definita fondamentale dall’autore, è la Rivoluzione scientifica avvenuta 500 anni fa. In realtà la vera grande scoperta fu il rendersi conto dell’ignoranza umana e del fatto che le maggiori questioni erano in realtà senza risposta. Al contrario di quanto succedeva in passato, dove le conoscenze umane venivano date come certe, durante questa rivoluzione, venne tutto messo in dubbio. Fu una presa di coscienza che diede una spinta importante alla ricerca scientifica.

È geniale come l’autore sia riuscito a condensare in 500 pagine 70000 anni di storia, creando nel contempo una lettura scorrevole e piacevole. Ciò che emerge nel corso della lettura, è una prospettiva alquanto singolare che vede Harari focalizzarsi sulla natura distruttiva dell’Homo Sapiens, vi è infatti un’esposizione dei numerosi danni effettuati dalla nostra specie al pianeta Terra: come l’estinzione della mega-fauna Australiana e Americana, oppure l’estinzione delle altre specie appartenenti al genere Homo. Il punto di vista dell’autore emerge maggiormente nell’ultima sezione del libro, quando tratta l’era moderna, dove si concentra su come abbiamo ridotto certe specie animali (allevamento intensivo), sulla “prigione dorata” del capitalismo che ci siamo creati e su come sostanzialmente l’uomo sia più infelice rispetto al passato nonostante il progresso tecnologico.

È importante sottolineare come egli sia estremamente chiaro nelle sue spiegazioni e discussioni di biologia, antropologia evolutiva ed economia, ma riuscire a riassumere la storia della nostra specie non è evidente; difatti talvolta le spiegazioni sembrano essere troppo banali ed elementari. Inoltre, approfondisce meglio gli argomenti che sostengono le sue tesi e tralascia parzialmente gli altri: come accade quando enfatizza esageratamente l’importanza degli scienziati nella missione in Egitto di Napoleone. Nonostante ciò il libro risulta essere una lettura appassionante che mantiene vivo l’interesse del lettore fino all’ultima pagina, donando infine una prospettiva differente della storia dell’umanità.