FC Lugano 13 anni dopo: più dubbi che certezze
Uno sguardo sulla tanto agognata promozione della scorsa stagione e sulla situazione attuale

Il 25 maggio 2015 segna una data storica per i ticinesi appassionati di sport. È il 68’ quando, a Bienne, con un eurogol, Guarino regala la promozione in Super League al FC Lugano. Dopo tredici anni di purgatorio nelle categorie minori, i bianconeri ritrovano la massima serie svizzera. La festa per l’importante traguardo viene però guastata rapidamente dagli ormai consueti dissidi interni alla società. Le tensioni fra Renzetti e Bentancur, uno dei leitmotiv della stagione, giungono all’apice. Il presidente accusa il socio di minoranza di utilizzare la squadra per «mercanteggiare giocatori». Dal canto suo, il sudamericano accusa il massimo dirigente luganese di mancare di professionalità nella gestione societaria. La separazione è inevitabile. Con l’uscita di scena del procuratore peruviano, il club perde importanti calciatori e risorse finanziarie. Ma i problemi non finiscono qui. Il tecnico Bordoli anima una nuova polemica. Egli lancia alcune frecciatine al presidente e gli fa intendere che pretende un aumento di stipendio. Il rapporto tra i due s’incrina in modo irreparabile e il verzaschese viene messo alla porta. Si arriva così alla pausa estiva, momento in cui si deve costruire la nuova rosa.

La scelta dell’allenatore

Tre sono i nomi sul taccuino dei bianconeri: Sforza, Jacobacci e Zeman. Renzetti temporeggia oltremisura e rilascia troppe dichiarazioni contraddittorie. I primi due allenatori si spazientiscono e gli chiudono la porta in faccia. Sulla lista rimane solo il boemo che sembra, tuttavia, più interessato alle proposte che gli arrivano dall’Italia. Solo quando le trattative con Pescara e Ternana non vanno in porto, il massimo dirigente luganese riesce nell’impresa di portarlo a Cornaredo. L’impatto è destabilizzante. Zeman è cocciutamente attaccato a metodi ormai superati. Un classico, poi, per gli allenatori che dall’Italia vengono in Svizzera, è quello di sottovalutare il livello dei nostri campionati. Zeman, però, si sente un grande allenatore e, come tale, vuole fare le cose in grande spingendosi fino a considerare la massima serie elvetica al pari dei campionati dilettantistici italiani. Egli indica perciò alla dirigenza un paio di giovani provenienti dalla Primavera di alcuni club blasonati della Vicina Penisola pensando che sia sufficiente per costituire una rosa di valore; questi ragazzi, però, non possiedono ancora la forza fisica e l’esperienza necessarie per affrontare il campionato di Super League. Ma non finisce qui. Nonostante non conosca la realtà svizzera, egli si rifiuta sistematicamente di prendere informazioni sull’avversario, rimanendo quindi molto spesso scottato.

Il mercato

L'allenatore bianconero Zeman. Immagine tio.ch (© Keystone)

L’allenatore bianconero Zeman. Immagine tio.ch (© Keystone)

Il mercato è segnato in modo negativo ancora prima di iniziare. La titubanza di Renzetti nella scelta del commissario tecnico, infatti, porta la società bianconera a muoversi troppo tardi nella costruzione della nuova rosa. Ma c’è di più. Normalmente, un club imposta il proprio mercato con l’obbiettivo di rafforzarsi. A Lugano, invece, non è così. La squadra, già leggera, vede partire due pedine di spessore come Basic e Malvino. I rinforzi, inoltre, sono quantomeno discutibili. Dalla Primavera del Milan arriva Mastalli che si rivela un buco nell’acqua. Ad oggi, di fatto, non ha ancora totalizzato un minuto di gioco ed è stato relegato con la U21 in Seconda Lega Elite. Deludenti si rivelano anche: Pusic, Jozinovic, Donis e Susnjar. Capitolo a parte merita Veseli, arrivato da una compagine inglese di terza divisione.

I punti interrogativi

Si diceva di Veseli. Egli sembra non riuscire a inserirsi nel gioco della formazione, è spesso lento, indeciso, e sbaglia un’infinità di palloni. Incomprensibile come Zeman continui a dargli un posto da titolare. Ancora più preoccupante è l’endemica sterilità offensiva. Un nome spicca su tutti: Josipovic. Prestante fisicamente e forte di testa, ogni qualvolta si ritrova a dover gestire il pallone coi piedi è però una catastrofe. Vista la sua singolare abilità nel mancare reti già fatte, Zeman ha provato a farlo giocare come difensore centrale, ma con scarsi risultati. Ad ogni modo, l’incapacità di segnare non è una prerogativa del solo Josipovic; emergono prepotentemente anche Rossini e Bottani. Il primo ha subìto un’involuzione nel gioco quantomeno preoccupante. Il secondo ha fantasia e classe, ma, a tu per tu con il portiere, si scioglie come neve al sole.

Insomma, se questo Lugano vuole salvarsi deve crescere molto e fare un mercato di riparazione degno di una compagine di Super League.