Barricatevi in casa: c’è la partita!
Quando la sicurezza delle persone è messa a repentaglio dalle tifoserie organizzate

Roma devastata dagli hooligans del Feyenoord​. Immagine RSI (© keystone)

«Per motivi di sicurezza vi invitiamo a voler chiudere in modo sicuro i vostri accessi e a non voler abbandonare materiale pericoloso sul percorso. Consigliamo pure di non lasciare parcheggiati veicoli sull’area pubblica e/o privata direttamente prospicente il percorso della tifoseria». Questo l’emblematico comunicato che la Polizia di Lugano, in occasione della partita di calcio tra la squadra cittadina e il Basilea, ha diramato alla popolazione residente nella zona interessata dal passaggio dei tifosi rossoblù.

Ebbene sì, è inutile nasconderlo, oggigiorno lo sport ha una grande malattia: le tifoserie organizzate. I problemi a esse legati non si contano più. Ripercorrendo i recenti articoli di cronaca, infatti, possiamo risalire a numerosi episodi di violenza riguardanti gli ultras, a partire dagli scontri tra i supporters di San Gallo e Lugano, per continuare con quelli tra i sottocenerini e coloro del Grasshopper. Come non ricordare, poi, la devastazione del centro storico di Roma da parte degli hooligans del Feyenoord che hanno messo a soqquadro la capitale rovinando monumenti di enorme valore come la Fontana della Barcaccia del Bernini. Quella della squadra olandese, ad ogni modo, non è l’unica tifoseria tristemente nota a livello internazionale per i propri comportamenti; pure noi svizzeri, in questa speciale classifica del degrado, possiamo vantare una posizione di rilievo grazie ai tifosi del Basilea. Sia chiaro, questo non è un fenomeno che interessa esclusivamente il calcio, basti guardare agli imponenti dispositivi di sicurezza adottati in occasione di ogni derby tra Ambrì-Piotta e Lugano. Anche in questo caso, inoltre, gli spiacevoli episodi di scontri tra le tifoserie delle due squadre pullulano nelle cronache regionali.

I grattacapi legati ai sostenitori violenti, ad ogni modo, non riguardano soltanto la sicurezza, ma toccano pure aspetti finanziari. Per la partita di Super League tra Lugano e Basilea è stato necessario mobilitare 170 agenti della polizia per un costo totale sostenuto dalla città di mezzo milione di franchi. Su questa spesa urge una riflessione poiché è stata coperta anche grazie ai soldi dei contribuenti, e ciò indipendentemente dal loro interesse per lo sport. Per di più, una parte di loro risulta doppiamente penalizzata in quanto è stata costretta a barricarsi in casa durante il passaggio dei supporters renani. Viene da chiedersi se sia normale che per una semplice partita di calcio una città debba venire blindata e il comune debba spendere l’enorme cifra di mezzo milione di franchi. Il problema riguarda anche le società sportive che, già confrontante a ristrettezze economiche, vedono in costante crescita le spese legate alla messa in sicurezza degli impianti sportivi. Per garantire il regolare svolgimento dell’incontro con il Basilea, il FC Lugano ha dovuto impegnare un centinaio di uomini della sicurezza privata da aggiungere ai già 170 della polizia. 270 agenti per una partita: i numeri parlano da soli. In caso di disordini, poi, come è accaduto a Roma, le spese aumentano a dismisura.

Come far fronte, dunque, ai problemi creati dagli hooligans? A breve termine, bisogna indubbiamente migliorare la sicurezza. I disordini di Lugano e di Zurigo nonché la devastazione del centro storico di Roma sono dovuti, appunto, a una sottovalutazione dei rischi da parte degli addetti all’ordine pubblico. A lungo termine, invece, sarebbe auspicabile che società sportive, comuni e forze dell’ordine instaurino un dialogo su che cos’è realmente lo sport con i sostenitori reputati problematici. Occorre ricordare loro che stanno andando ad assistere a una gara sportiva. Molti, infatti, dimenticano questo aspetto o, comunque, lo considerano marginale in quanto per loro la partita è il momento in cui dare sfogo alla propria inciviltà. Agli stadi nonché alle piste di ghiaccio o, in generale, nei luoghi dello sport, però, vanno, o per lo meno vorrebbero farlo, anche famiglie con bambini piccoli e non è normale che esse debbano avere paura per la propria incolumità e per quella dei propri figli i quali, tra l’altro, vengono esposti a scene triviali e diseducative.