House of Gucci: l’avidità come motore di distruzione di un nucleo famigliare
L'ambizioso ultimo film di Ridley Scott, interpretato da Lady Gaga, è deludente

di JACOPO GREPPI

Oggigiorno non c’è più nessun membro della famiglia Gucci all’interno della società Gucci”. È con questo genere di frase che l’ultimo film di Ridley Scott si conclude, riassumendone anche l’obiettivo narrativo: trattare lo sgretolamento di un nucleo famigliare in seguito all’avidità sfrenata di Patrizia Reggiani; la mandante dell’uccisione del marito Maurizio Gucci.

Il risultato è però deludente. A partire dalla narrazione: Per come la narrazione è costruita, non si capisce bene dove il film voglia andare a parare, e in che modo voglia comunicare qualcosa allo spettatore. Durante la prima parte si potrebbe pensare che il film si concentri in particolare su Patrizia Reggiani (Lady Gaga) e su come la sua avidità e il desiderio di acquisire uno status sociale elevato si evolvano, facendo precipitare tutti in un baratro. Tuttavia, manca una convincente analisi della psicologia del personaggio, un’analisi che sappia far comprendere come sia arrivata a distruggersi con le proprie mani. Infatti, quando il rapporto tra la coppia inizia a deteriorarsi, la narrazione si sposta su Maurizio Gucci (Adam Driver) e Lady Gaga diventa molto più marginale. Idea che potrebbe andare bene, se fosse guidata da un preciso intento narrativo. Lo stesso personaggio di Adam Driver, inoltre, non è ben delineato e non si riesce a capire ciò che prova. Manca un’analisi, una profondità emotiva, una critica, … Manca di sostanza. E lo spettatore non ottiene nulla a livello emotivo.

Non aiuta, in questo senso, la direzione degli attori. Si tratta infatti di una vicenda italiana, recitata da un cast inglese, e quando durante i dialoghi in inglese gli attori pronunciano parole in italiano, queste risultano forzate, finte, e rompono il ritmo della scena, inficiando la credibilità e la possibilità di “immergersi” nella vicenda narrata. Di episodi del genere il film è pieno. Per non parlare del potenziale per nulla sfruttato di Adam Driver, che in film come Storia di un matrimonio (2019) ha dimostrato al grande pubblico quanto sia capace e quanto possa dare in termini di emozioni, grazie alle sue espressioni facciali e corporali.

A rendere la narrazione ancora meno immersiva si aggiungono i personaggi di Lady Gaga e di Jared Leto (Paolo Gucci). La prima, non essendo un’attrice, arranca e in diverse scene si capisce che sta pronunciando battute imparate a memoria. Il secondo, invece, è troppo sopra le righe e macchiettistico, tanto da risultare ridicolo e fastidioso.

C’è chi potrebbe pensare che il grottesco sia una scelta di stile ponderata per parlare dell’avidità della famiglia, dei suoi fantasmi e delle sue sfumature… Ma purtroppo non è così. i personaggi sono pensati e messi in scena in maniera poco credibile. Non si può dunque parlare di grottesco, ma quasi di un pasticcio narrativo che mette insieme vari momenti che, se presi singolarmente, potrebbero anche funzionare, ma che nell’ottica globale del film e della sua narrazione non riesce nel suo intento.

I problemi di ritmo, l’incapacità di coinvolgere emotivamente e l’evidente indecisione su chi focalizzare l’attenzione contribuiscono a creare discontinuità tra le scene. Si ha quasi l’impressione che le vicende succedano perché debbano, quasi senza una logica. Non si capisce cosa abbia portato Patrizia Reggiani ad assoldare il killer, né la caratterizzazione dei personaggi aiuta a capire le scene e gli episodi che si succedono. Persino la scena in cui Gucci viene freddato risulta quasi ridicola e priva di emozioni.

La fotografia, invece, risulta evocativa, dato che mette in scena colori desaturati e freddi che riportano all’atmosfera tetra del delitto. Ma siamo sicuri che fosse la scelta giusta da applicare a tutto il film? Forse sarebbe risultato più interessante vedere un progressivo cambiamento delle tonalità di colore. Una prima parte più accesa e nel momento in cui l’avidità recondita di Patrizia emerge, la gamma di colori si sarebbe potuta desaturare progressivamente seguendo la spirale che porterà alla morte di Gucci.

Concludendo, House of Gucci risulta un film che vorrebbe portare in scena un caso di omicidio, mostrando i motivi che hanno portato alla separazione della coppia e al delitto, ma non riuscendoci. La gestione degli attori, la maniera inconcludente di focalizzarsi prima su Lady Gaga e poi su Adam Driver, purtroppo non comunicano nessuna emozione allo spettatore che, una volta uscito dalla sala, si dimenticherà presto del film.