Sirene da allevamento
Laura Pugno ha scritto un romanzo distopico in cui l'uomo ha distrutto il pianeta e sopravvive sott'acqua sfruttando le femmine di una specie appena scoperta

di FEDERICO TALARICO

Samuel, protagonista del romanzo di Laura Pugno Sirene, è uno degli ultimi abitanti di una Terra ormai inospitale per l’essere umano. Egli vive in uno scenario distopico-apocalittico, dove il sole nero distrugge la pelle e obbliga le persone, che non si sono rifugiate nelle città subacquee, a proteggersi con tute e creme speciali e a vivere nel buio. La mafia giapponese yakuza controlla ormai l’intera società.

Mentre gli uomini esplorano i fondali per costruire le città-rifugio, vengono scoperte le sirene, una specie sconosciuta e appartenente a un ecosistema differente che viene subito sfruttata per la produzione di “carne di mare”. I maschi, simili a dugonghi, sono usati unicamente come animali da monta negli allevamenti, dove, dopo l’accoppiamento le femmine li decapitano a morsi.

Le sirene sterili vengono invece portate negli appositi bordelli gestiti dalla yakuza – che controlla l’intero giro di affari – e dove il loro corpo viene messo a disposizione per soddisfare gli istinti e i piaceri degli umani.

Queste sirene, una presenza costante nel romanzo di Pugno, fanno parte del contesto in cui si muove appunto Samuel, col suo dramma che gli grava costantemente sulle spalle. Il passato infatti si delinea col progredire della narrazione e restituisce l’immagine dell’amata moglie, Sadako, morta a causa del feroce cancro provocato dall’esposizione all’infernale sole nero.

Samuel lavora per la yakuza in un allevamento di sirene e vive in un continuo stato di depressione causato dal lutto. Un giorno, rimasto da solo a sorvegliare la vasca dell’accoppiamento, decide, esasperato dalla solitudine e dalla tristezza, di prendere il posto di un maschio. Ha così un amplesso con una sirena e si salva dal morso letale scambiandosi nuovamente con l’esemplare maschile. Da questo rapporto nasce una cucciola, Mia, una sirena ibrida, con i tratti della madre ma anche con caratteristiche umane del padre. Da questo momento il protagonista è mosso unicamente dall’intenzione di salvare e liberare la piccola sirena dalle grinfie della yakuza e dallo squallido business in cui è nata e sarà destinata a vivere.

A muovere il breve romanzo è la dinamica di una rivelazione, che rende l’uomo cosciente di cose con cui ha vissuto inconsapevolmente fino a quel momento. Più che la rivelazione che la Terra è divenuta ormai invivibile per l’uomo, all’autrice preme sottolineare il tema cruciale della scoperta e dell’incontro tra uomo e sirena. Un incontro tra due specie aliene, provocato dalla voracità dell’uomo, che, dopo aver sfruttato il proprio ecosistema fino al collasso, ne invade uno che non gli appartiene. Ai nuovi esseri scoperti è riservato il medesimo destino degli animali che in passato vivevano con gli esseri umani; le vasche delle sirene ricordano infatti decisamente i centri d’allevamento intensivo .

I cadaveri dei dugonghi decapitati vengono semplicemente ributtati nel mare da cui sono stati pescati, mentre della sirena non viene sprecato nulla. Produce latte, la sua carne è cucinata in vari modi (nel libro si fa spesso riferimento al sushi di sirena) e, se infertile, finisce nel giro dei bordelli, dove è esposta a un altro tipo di sfruttamento: l’amore venale e la soddisfazione del piacere sessuale.

La scelta della sirena come vittima degli abusi dell’uomo è molto efficace, proprio perché questa figura mitologica conserva, nel nostro immaginario collettivo, sembianze umane, ma anche le capacità di sedurre con il proprio canto. Nel romanzo di Pugno diventa invece il nuovo animale limite da sfruttare, da allevare in modo intensivo con ormoni per intensificarne la crescita e in condizioni di vita immorali. La sua costituzione ibrida suggerisce pure l’idea che lo sfruttamento dell’uomo non risparmia nessuno, neppure un essere che presenta analogie con la sua natura.

Altrettanto importante è il sesso delle sirene. Infatti, la mercificazione riguarda direttamente soltanto l’esemplare femminile. Mercificazione portata avanti in un mondo che è dominato dall’uomo maschio e questi animali ingabbiati diventano simbolo della violenza e degli abusi riservati al genere femminile. Esclusa la moglie Sadako, le sirene si possono contrapporre unicamente a due altre figure femminili, due donne di poco rilievo, deboli, sintomo appunto di una società completamente al maschile. Degno di nota il fatto che l’essere destinato a sopravvivere in questo mondo distrutto e dominato da immoralità e usurpazione, è una femmina, risultato di un accoppiamento tra due specie diverse. Mia rappresenta forse la via d’uscita? La speranza per una rigenerazione assicurata da una nuova specie in cui si fondono tratti umani e animali mitologici?