Come fa il colibrì, vivere è sbattere le ali cercando di star fermi
Vincitore del premio Strega, l'ultimo romanzo di Sandro Veronesi è una straordinaria storia di esistenze ordinarie.

di LEA CONCONI

Marco Carrera, il colibrì della storia omonima, è il figlio, il giocatore d’azzardo, il marito, l’amante platonico, il cuore spezzato, il genitore e poi lo shakul, il nonno dell’Uomo nuovo, che poi è una donna. Come questo uccello batte le ali continuamente, facendo una fatica immane soltanto per restare fermo.

Sandro Veronesi nel Colibrì, vincitore del premio Strega 2020, magistralmente racconta la vita di Carrera e le vicissitudini di coloro che intrecciano i propri destini con quello del protagonista. Una vita, la sua, che diventa emblema della vita in generale, con tutte le sue gioie e le sue tragedie, soprattutto le sue tragedie. Dove anche la tristezza nasconde sempre quella dolcezza, quella tenerezza data dalle parole belle, quelle giuste, quelle di Veronesi che non sbagliano mai un colpo e che, pagina dopo pagina ti strappano, delicatamente però, un po’ di quel giovane ottimismo per l’esistenza. Non del tutto: Marco Carrera, quella speranza e quella forza di restare a galla, o meglio, fermo in aria, come fanno i colibrì, non la perderà mai.

Il protagonista cresce e vive a Firenze, studia medicina e si specializza in oftalmologia. La storia della sua famiglia è così ordinaria nelle sue spaccature che sembra la storia di tutti. Da quanto i genitori di Marco non si amano più? Quando è iniziata la competizione tra Giacomo e suo fratello? Da quanto tempo Marco è innamorato di Luisa Lattes, che ogni estate a Bolghieri ammira in costume da bagno? Da quanto tempo Irene, che ascolta a ripetizione Gloomy Sunday, è triste?

La storia della famiglia Carrera fa da sfondo alle vicende di Marco adolescente, piccolo di statura per la sua età, e per questo soprannominato dalla madre colibrì. Marco che scampa a un disastro aereo grazie alla sfortuna cronica del suo amico l’Innominabile. Marco che vede sua sorella svenire dopo un incidente d’auto. Marco che gioca d’azzardo. Marco che resta fermo. E poi le estati a Bolghieri, Luisa, Luisa, Luisa. Irene che viene salvata dal fratello. E ancora Marco che resta fermo, ma attorno a lui il mondo continua a muoversi.

Tutto poi precipita una sera maledetta: Marco bacia finalmente Luisa sulle labbra; Letizia ritrova l’attrazione per Probo e i quattro si trovano ad amare e ad essere amati su quella stessa costa di mare, mentre Irene affoga ai Mulinelli, forse per la prima volta felice per davvero. Da questo momento la famiglia felice si mostrerà nella sua vera natura: solo un’illusione; le spaccature non saranno più ordinarie e diverranno insanabili.

Marco si innamorerà di Marina, anche lei scampata allo stesso incidente aereo, anche lei orfana di sorella, avranno Adele e sarà tutto perfetto. Peccato che Marina abbia mentito, e che Marco fosse ancora innamorato di Luisa Lattes e che Adele ha un filo attaccato alla schiena, o meglio, un filo che la lega necessariamente e indissolubilmente al padre. E allora Marco rinuncerà a tutto per Adele e guarirà quel filo. La figlia inizierà ad attaccarsi ad altri fili, più precari, più pericolosi, ma quanta adrenalina! In quei viaggi pieni di arrampicate e surf Marco la aspetterà a casa. Non potendo dormire aspetterà sempre, pazientemente, con il cuore in gola, ancora fermo, sperando di non schiantarsi.

Adele, bambina strana, con il filo attaccato alla schiena che silenziosa gira attorno agli adulti distratti che gli si impigliano di continuo, tutti tranne il padre. Adele, ragazza sportiva, ragazza spericolata, ragazza perbene che torna sempre per cena. Adele ragazza madre che a ventun anni dà alla luce Miraijin, l’Uomo nuovo, che poi è una donna.

Marco aspetta sempre Adele, mentre Miraijin dorme sul suo grembo una domenica pomeriggio. Una chiamata, quella chiamata, quella che dovrebbe arrivare nel bel mezzo della notte, quando senti il telefono squillare e già lo sai, ma a Marco il telefono è squillato di domenica pomeriggio e chi se lo aspettava? Adele è morta, e di nuovo Marco resta fermo, nell’aria, come il colibrì e tenta di non precipitare. E ancora una volta ce la fa, perché c’è quella bambina, l’Uomo nuovo, l’Uomo del futuro, che poi è una donna.

Miraijin è una bambina che dorme sempre quando deve, nella sua amaca giapponese. Miraijin ha dentro di sé tutte le «razze» del mondo. Miraijin è brava in tutto quello che fa, come se «fosse nata per quello» e diventa famosa e cresce e salva il mondo. E salva anche suo nonno, Marco Carrera che ha settant’anni e non riesce più a lottare per stare fermo. Salva suo nonno che dolcemente si addormenta per sempre e finalmente saluta di nuovo Irene, di nuovo Adele e Miraijin intanto salva il mondo.

Veronesi nel suo nuovissimo capolavoro è in grado di rendere viva una storia ordinaria e spettacolare. Lo scrittore riesce, con giusta delicatezza e a volte molta sfrontatezza a denudare le debolezze umane, quelle brutte, sordide che però ci permettono di sopravvivere, di rimanere a galleggiare nell’aria. Veronesi con semplicità descrive tutto quello che è difficile della vita.