di KIMBERLY GULIZIA
Anno 1796. Allo sfondo di guerra e violenze causate da Napoleone Bonaparte, fanno da controcanto la vita avventurosa e il lascito artistico di un caposaldo della storia dell’arte: Antonio Canova. È questo ciò che intende raccontare, nel romanzo Candore Immortale (Rizzoli, 2022), Luca Nannipieri, critico d’arte, storico dell’arte e scrittore italiano.
Ambientato sul finire del XVIII secolo, quando, dopo aver conquistato l’Europa e averla privata delle sue opere d’arte più importanti, Napoleone Bonaparte intende costruire il Louvre di Parigi per custodire «le opere più universali mai concepite dall’arte umana», il romanzo segue la vita privata e la carriera di Antonio Canova, scultore le cui opere realizzate nella purezza del marmo sono allora già note e ammirate da mecenati e case regnanti dell’intero continente. Il destino vuole che le strade del generale francese e dell’artista italiano si incrocino nel momento in cui Napoleone conquista Roma e Canova si rende conto che, malgrado il suo desiderio e il tentativo che poi compirà di riportare in Italia i capolavori sottratti, missione che lo porta a mettere a repentaglio la sua stessa vita, sfidare Bonaparte non è così semplice.
«Un romanzo, a differenza di un saggio, ha il dovere dell’infedeltà rispetto al puro cronachismo storico. Per questo, fatta salva la verosimiglianza dell’inquadramento generale, certe “sporcature” rispetto al convenzionale svolgimento degli eventi sono assolutamente da me desiderate e volute.» L’autore tiene a precisare che alcuni aspetti del romanzo sono frutto della sua immaginazione. Avventurandosi nella lettura si vede che il tutto è reso in modo armonioso, trasformando l’unione di reale e immaginario in una storia che permette di scoprire molti artisti che hanno fatto la storia dell’arte e le loro rispettive opere.
Il personaggio che più risalta, dal punto di vista psicologico e artistico, è proprio Canova: descritto come un uomo che, tramite l’arte, esprime gli aspetti oscuri annidati nel suo cuore e scaturiti dalla delusione d’amore avuta anni prima da una giovane donna di nome Domenica, che poi ritroverà in circostanze diverse. Per comprendere questo personaggio dal punto di vista artistico sono utili le numerose riflessioni che Canova rivolge ai suoi collaboratori: «La bellezza ideale nell’arte non è rappresentare le cose così come sono, ma come dovrebbero essere. Questa è la vera sfida: rappresentarle come dovrebbero essere e migliorarle, aggiungendo loro quel grado massimo di grazia, di nobiltà, di eccellenza che prima non avevano. […] Quando sono in procinto di concludere un lavoro, addirittura quando è già finito, nella mia mente ancora non lo è, e vorrei portarlo ancora avanti, sempre più, sempre più avanti, perfezionarlo fino a che mi è possibile. La gloria non risiede nelle molte cose che posso fare, ma nelle poche opere che riesco a fare bene. Li, proprio lì, starà la mia durevolezza: nelle poche cose che riesco a far bene». Riflessioni che permettono di comprendere meglio il significato di quel “candore immortale” che caratterizza le sue opere eteree.
La narrazione di Nannipieri impiega un linguaggio semplice, ricco di dialoghi, analessi, descrizioni di personaggi, luoghi e eventi che aiutano a seguire la storia e a non perdere nessun dettaglio.