“La scuola in presenza è la scuola per eccellenza”
"Attivare la Dad è stato sconvolgente” spiega Gabriele Magnone, direttore delle Scuole medie di Morbio Inferiore. “Unico effetto positivo di due anni di pandemia è che gli allievi hanno sviluppato un forte senso civico.”

di SOFIA SALA

La pandemia, da quasi due anni tiene tutto il mondo in sospeso. Gabriele Magnone, direttore delle Scuole medie di Morbio inferiore, ci ha spiegato come la sua scuola ha reagito, e sta ancora reagendo, a tutte le conseguenze derivanti dalla presenza del Covid-19.

Il caso delle Scuole medie di Morbio non è singolare, anzi; la situazione vissuta qui, è analoga a quella vissuta in ogni scuola del secondario I dell’intera Svizzera.

Lei è diventato direttore delle Scuole medie di Morbio Inferiore nel 2019 e lo sarà almeno fino alla conclusione dell’anno scolastico 2022/2023. Come ha deciso di candidarsi per questa posizione? Ed è soddisfatto della sua scelta e di tutte le responsabilità che comporta?

Dopo otto anni come collaboratore di direzione ho pensato che fosse arrivato il momento di mettermi ancor più in gioco, provando ad assumermi maggiori compiti e responsabilità. Ho però soprattutto deciso di candidarmi per provare a dare una nuova caratterizzazione alla nostra scuola, cercando di portare qualcosa del mio modo di intendere l’educazione. Sono soddisfatto della scelta; le responsabilità sono molte e si sentono. Ho però la fortuna di avere una vicedirettrice (Marina Servalli) che mi aiuta tantissimo e con la quale ho un ottimo rapporto di collaborazione e condivisione.

A proposito di responsabilità. Sappiamo bene che da quando il Covid-19 è entrato nelle nostre vite sono state attuate una serie di restrizioni per evitare la diffusione del virus tra cui la scelta della Didattica a distanza (Dad) nelle scuole. Quanto è stato difficile per la vostra sede riuscire ad attuare tutte le misure necessarie al fine di garantire le migliori condizioni per l’insegnamento e l’apprendimento?

L’inizio è stato sconvolgente; si è trattato in breve tempo di rivedere tutto l’insegnamento, dalla didattica all’organizzazione generale. È inutile negare come sia stato tutto davvero complicato e come i momenti di scoraggiamento siano stati tanti. Fortunatamente ho potuto contare su un ottimo spirito collaborativo da parte di tutti i docenti, ma soprattutto sul grande lavoro di adattamento svolto dalle famiglie e dagli allievi.

In questo anno e mezzo di pandemia, cosa ha imparato la scuola, o la vostra scuola, per migliorare l’insegnamento a distanza?

Qualsiasi docente ha visto stravolgersi la propria quotidianità; ci si è dovuti aggiornare rapidamente, chinandoci su metodologie didattiche “sconosciute” e ridefinendo quasi il nostro ruolo. Ognuno degli attori scolastici ha dovuto provare a dare il 120% e abbiamo imparato che in un attimo si deve essere pronti a uscire da una certa “confort zone” e adattarsi a forme di insegnamento “non convenzionali”. Ci si è organizzati rapidamente per cercare di fornire un insegnamento a distanza che fosse all’altezza del nostro ruolo e delle aspettative delle famiglie, della società.

E quando si era finalmente tornati alle lezioni in presenza, ecco una nuova chiusura per la sua sede a causa di 13 casi di contagio con il ceppo inglese del coronavirus. Immagino che questi continui cambiamenti nella modalità di insegnamento, anche se necessari, abbiano creato parecchie difficoltà, agli allievi, ma anche per quanto riguarda l’organizzazione e il buon svolgimento delle lezioni.

Quanto accaduto a gennaio 2021 ci ha riportato in maniera rapida ai piedi della scala. L’unico aspetto “positivo” è stato quello di aver già alle spalle un’esperienza come quella vissuta tra marzo e maggio 2020; sicuramente eravamo più pronti. Nel giro di due-tre giorni siamo stati in grado di organizzare tutto quanto necessario e abbiamo così cercato di garantire la continuazione delle lezioni. Anche in questo caso la mole organizzativa è stata immensa, ma anche in questo frangente i colleghi, le famiglie e i ragazzi hanno risposto in maniera encomiabile, superando in poco tempo le inevitabili iniziali difficoltà.

Il nuovo piano di protezione (entrato in vigore il 05.11.2021) prevede, tra le varie misure, il distanziamento di 1,5m quando possibile e l’uso delle mascherine. Mascherine che sono fornite dalla scuola agli allievi, ai docenti e al personale scolastico. Immagino sia un costo non indifferente.

Sicuramente è un bel costo, ma dal momento che è sotto il controllo della Sezione della Logistica dello Stato faccio fatica a quantificarlo. Ogni giorno, all’interno della sede vengono “consumate” circa 600 mascherine. Ritengo che i soldi spesi per l’acquisto delle mascherine, così come quelli spesi per i vari disinfettanti, siano un “giusto investimento”; ci permette infatti di tutelare maggiormente la nostra salute e permette il mantenimento della scuola in presenza.

Mi può spiegare meglio come riuscite, praticamente, a fornire una mascherina al giorno a tutti i frequentatori della scuola?

A cadenze regolari il Cantone fornisce un quantitativo di mascherine necessario a coprire un certo lasso di tempo (per esempio, due settimane o un mese). Il custode provvede a distribuirle nelle aule affinché gli allievi possano riceverle tramite il loro docente di classe. I docenti e il resto del personale scolastico invece, ritirano in segreteria le mascherine loro necessarie.

Gli allievi hanno molte difficoltà a rispettare le norme igieniche previste dal vostro piano di protezione? C’è il rispetto delle regole o si tende, piuttosto, a infrangerle?

Generalmente gli allievi si dimostrano rispettosi delle regole e delle norme igieniche. Nell’ultimo periodo, però, si inizia a percepire una certa stanchezza; la disinfezione delle mani all’entrata a scuola viene spesso dimenticata e i ragazzi devono essere sollecitati a farlo (se non lì, nelle aule). Ultimamente, inoltre, alcuni allievi tendono ad abbassare sovente la mascherina.

Per il futuro lei prevede nuove chiusure e restrizioni o è piuttosto ottimista e spera che, almeno l’insegnamento, possa riprendere in presenza e con regolarità come prima della pandemia?

Nonostante il peggioramento riscontrato nelle ultime settimane, ho la speranza che la situazione possa essere gestita evitando nuove chiusure e ulteriori forti restrizioni. La scuola in presenza è indubbiamente “la scuola per eccellenza”; qualsiasi altra forma, a mio avviso, presenta criticità più o meno marcate.

A suo avviso, c’è (almeno) un aspetto positivo che questo anno e mezzo di misure eccezionali ha portato?

Negli allievi ha sicuramente portato a sviluppare un grosso senso di responsabilità civico. La scuola ha potuto lavorare su aspetti etici ed educativi che vanno al di là delle discipline insegnate.