L’appello dell’Onu: gravemente malnutrito il 40% degli yemeniti
Centomila bambini con meno di cinque anni rischiano di morire di fame

L’approvvigionamento d’acqua (in una foto dell’archivio Onu) è uno dei gravi problemi che devono affrontare gli yementi

di SONIA GLAUSER

« Entro la fine del 2020, il 40% della popolazione del Sud dello Yemen sarà gravemente malnutrita”. Lo ha affermato martedì 27 ottobre Tomson Phiri, portavoce del Programma alimentare mondiale (Pam, o Wfp), alla conferenza bisettimanale delle Nazioni Unite di Ginevra, citando un rapporto che riguarda solo la parte meridionale del Paese. La situazione nello Yemen, provato da 6 anni di guerra civile, continua a peggiorare a vista d’occhio. Il prezzo del cibo ha subìto un rialzo repentino: si parla del 140% in più rispetto a prima del conflitto; in aumento pure la percentuale di persone malnutrite, che raggiunge il 70% della popolazione, ovvero 20 milioni di cittadini. Per Tomson le misure da adottare sono molto chiare: “Abbiamo bisogno di circa 500’000 milioni di dollari per garantire la distribuzione di cibo nei prossimi sei mesi”.


La mancanza di alimenti colpisce soprattutto le fasce più deboli della popolazione: Marikie Mercado, funzionaria dell’Unicef, ha fatto sapere che attualmente nel Sud del Paese si contano 587’573 casi di giovani yemeniti fortemente malnutriti, che corrisponde circa al 10% in più rispetto allo scorso gennaio; in alcune zone del Paese è la peggior situazione mai registrata. In particolare circa 98’000 bambini sotto i cinque anni rischiano di morire di fame.  “Questa situazione – ha detto Mercado- è stata rilevata nel sud dello Yemen: a nord potrebbe essere uguale, se non peggio”.       

Secondo l’Unicef, a causa di questa carestia, la possibilità che i bambini contraggano malattie e muoiano è 10 volte più elevata rispetto a prima. In più, a detta di Tarik Jašarević, funzionario dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il sistema sanitario yemenita è completamente devastato, e questo non può che influire negativamente sul propagarsi delle malattie. Nel 2020 circa 18 milioni di persone hanno avuto bisogno di assistenza sanitaria, ma solo la metà delle strutture sanitare erano funzionanti. Secondo le statistiche ufficiali, quest’anno in Yemen sono stati riscontrati un totale di 182’476 casi di colera, con un’apparente riduzione rispetto allo scorso anno (si parla del 71% in meno), in aggiunta a casi di malaria e di poliomielite che, dopo un periodo di arresto, è tornata ad attaccare la popolazione yemenita.  Inoltre, l’ondata pandemica del coronavirus ha reso la sua situazione ancora più catastrofica: dopo il primo caso riscontrato nell’aprile del 2020, ammontano a 2000 i casi certificati positivi al momento e a 601 il numero di morti, mentre sono 1,361 ricoveri in 11 governatorati.

Ma cosa può fare il resto del mondo in questo momento? A dare la risposta è Jens Laerke, collaboratore dell’Ocha (Office for the Coordination of Humanitarian Affairs): “Quello che il mondo può fare è finanziare interamente il progetto Humanitarian Response Plan, che attualmente è ancora sottofinanziato: infatti, solo il 42% dei fondi necessari è stato finora messo a disposizione”.

Laisser un commentaire