Violazioni dei diritti umani in vista delle elezioni a Myanmar: la denuncia dell’Onu

di EMMA BUTTI

Giovani monaci buddisti a Myanmar (credit: UN Photo/Giuseppe Bizzarri )

Il governo di Myanmar sta rendendo sempre più difficile alle minoranze presenti nel Paese di partecipare alle elezioni che avranno luogo domani. Lo ha riferito la portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasani, durante la conferenza stampa bisettimanale dell’Onu che si è tenuta il 27 ottobre scorso a Ginevra.

Il governo, nelle scorse settimane, ha infatti messo in atto nuove restrizioni che colpiscono maggiormente le minoranze etniche e religiose e che sono volte a privare dei diritti fondamentali all’informazione e all’espressione politica. I gruppi minoritari rappresentano circa il 4.5% degli abitanti dello Stato a maggioranza buddista e comprendono le comunità musulmane rohingya, rakhin, kaman, che abitano entrambe nello stato di Rakhine, e le popolazioni mro, khami, daingnet e chin che abitano nell’omonimo stato.

Tra queste restrizioni, l’Union Election Commission ha annunciato il 16 ottobre scorso che le elezioni non avranno luogo in 56 comuni, compresi quelli dello stato di Rakhine, senza fornire pubblicamente alcuna motivazione.

Inoltre perdura il blocco di internet in otto città degli stati di Rakhine e Chin che dal 21 giugno 2019 impedisce la comunicazione, così come l’accesso ai motori di ricerca. Oltre ad infrangere il diritto internazionale, la negazione dell’accesso ad internet rende impossibile documentarsi sulle elezioni così come sull’evoluzione dell’emergenza sanitaria Covid-19. 

Oltre alle restrizioni della libertà di espressione imposte dal blocco, Shamdasani ha riferito che è aumentata l’intolleranza alle critiche contro il governo e l’esercito. Negli ultimi due mesi almeno 34 studenti attivisti hanno dovuto affrontare provvedimenti legali per aver protestato contro i conflitti in atto negli stati di Rakhine e Chin e per aver chiesto il ripristino del servizio 4G per la diffusione di Internet. Quattro di loro sono stati condannati, di cui due a sei anni di prigione.

L’Alto commissariato per i diritti umani ha esortato il governo a lasciar cadere le accuse contro chiunque sia stato incriminato per aver esercitato il diritto alla libertà di espressione. Inoltre, ha sollecitato il governo a porre fine ad ogni tipo di discriminazione del diritto alla partecipazione politica che dev’essere accessibile a chiunque indipendentemente dall’etnia.

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