Sabato scorso un’ondata di 11mila rifugiati congolesi è arrivata in Uganda
Perlopiù donne e bambini in fuga dai combattimenti che sono ripresi nel Nord Kivu: sul posto l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati che chiede donazioni per far fronte all’emergenza

Un gruppo di richiedenti asilo congolesi aspetta al punto di frontiera di Bunagana dopo aver attraversato l'Uganda dalla Repubblica Democratica del Congo © UNHCR
Un gruppo di richiedenti asilo congolesi aspetta al punto di frontiera di Bunagana dopo aver attraversato l’Uganda dalla Repubblica Democratica del Congo © UNHCR

di GIORGIO REISSIAN

«Undicimila persone hanno attraversato in un solo giorno il confine tra la Repubblica Democratica del Congo e l’Uganda» è accaduto nella notte di sabato 6 novembre, secondo quanto riferito martedì 6 novembre alla conferenza stampa bisettimanale dell’Onu al Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra da Shabia Mantoo, portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Si tratta del più grande movimento migratorio avvenuto nelle 24 ore registrato nel Paese quest’anno, Paese che già ospita il maggior numero di rifugiati del continente.

Tra queste persone, così tante che potrebbero riempire uno stadio, troviamo per lo più donne e bambini. I richiedenti asilo, che hanno attraversato la città di Bunagana sul confine con l’Uganda, ammontano a circa 8mila. A questi si aggiungono altre 3mila persone che hanno varcato il confine di Kibaya nel distretto di Kisoro. Entrambi i centri si trovano a circa 500 km a sud-ovest della capitale dell’Uganda, Kampala.

All’origine di questo afflusso di rifugiati c’è la preoccupante ripresa dei combattimenti nel Nord Kivu, la parte orientale della Repubblica del Congo, una zona ricca di minerali, dove dal 2004 sono in corso gravissime violenze interetniche per il controllo dell’area, che comportano tra l’altro l’utilizzo di bambini soldato e dello stupro come arma di guerra e di cancellazione etnica. I profughi hanno riferito che gli scontri hanno coinvolto i villaggi di Binja, Kinyarugwe e Chanzu.

L’Unhcr e l’Ufficio del Primo ministro dell’Uganda stanno facendo fronte all’emergenza in concomitanza con le autorità locali. In particolare, l’Unhcr ha già trasferito circa 500 richiedenti asilo nel vicino centro di transito di Nyakabande. La capienza di quest’ultimo è di 1.500 persone. A Nyakabande i richiedenti asilo sono testati per il Covid-19, registrati e ricevono provviste e coperte per riscaldarsi. In linea generale, le frontiere dell’Uganda sarebbero chiuse ai richiedenti asilo a causa delle restrizioni pandemiche. Tuttavia, il governo di Ruhakana Rugunda ha applicato un’eccezione umanitaria concedendo un passaggio sicuro alle persone in fuga dai conflitti. L’Unhcr riconosce all’Uganda il merito di aver accolto i rifugiati. Attualmente ci sono 1,5 milioni di rifugiati in Uganda, la maggior parte proviene dal Sudan e dalla Repubblica Democratica del Congo.

Molte le associazioni che si stanno mobilitando per affrontare l’emergenza. Tra questi ritroviamo Care and assistance for forced migrants, Medical teams international, Save the children, la Croce Rossa dell’Uganda e il World food programme. I timori però persistono e riguardano il sovraccarico della capacità e dei servizi locali. Da qui l’appello per i fondi dell’UNHCR: servono risorse urgenti per far fronte a un numero crescente di rifugiati.